Cultura arbëreshe

La popolazione di Spezzano Albanese appartiene alla minoranza etno-linguistica degli Arbëreshë (o italo-albanesi o albanesi d’Italia). Tale minoranza, presente in 7 regioni e 8 province del Meridione d’Italia, trae le sue origini dalle diverse ondate migratorie di albanesi che, tra il XV e il XVIII secolo, approdarono nei territori del Regno di Napoli.

Nel XV secolo, la penisola Balcanica fu oggetto delle mire espansionistiche dei Turchi Ottomani, a cui si opposero con eroica resistenza i principi albanesi, guidati dal famoso condottiero Giorgio Castriota Skanderbeg (1405-1468). Alla morte di quest’ultimo, le principali roccaforti albanesi caddero, aprendo la strada agli invasori. Alla conquista dell’Albania, torme di persone (provenienti soprattutto dal sud) si diressero, a più riprese, verso le coste italiane, sperando in migliori condizioni di vita e confidando nella consolidata amicizia del loro valoroso condottiero con il re Alfonso I d’Aragona. Ben presto, queste popolazioni si stanziarono stabilmente sul territorio, dando vita, in molti casi, a vere e proprie comunità.

Ulteriore motivo di identificazione etnica è, ovviamente, la religione. Gli albanesi giunti in Italia portarono con sé il rito bizantino in lingua greca. Dinanzi a questo forma di culto, la Chiesa di Roma fu da sempre tollerante, mentre i vescovi delle Diocesi interessate, sostenuti da signori locali legati alle curie da interessi economici, tentarono di “convertire” gli albanesi di rito orientale al rito latino anche con mezzi poco consoni, ricorrendo persino alla minaccia e alla violenza. Nel caso di Spezzano Albanese, ad esempio, l’ultimo papas, Don Niccolò Basta, fu condotto alla morte dagli stenti e dalle torture che subì per non avere rinnegato la religione dei suoi avi (1668).

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