Artisti

AMATO Luigi

Nacque a Spezzano Albanese nel 1898. Fin dalla più tenera età dimostrò spiccate atti­tudini nella pittura, tanto da farlo considerare dalla critica locale un “énfant prodige”. Le ristrettezze economiche in cui versava la famiglia non gli consentivano di fre­quentare una scuola artistica ma, grazie all’intervento dello scrittore Ferdinando Cassiani, il giovane Luigi ricevette una borsa di studio a Cosenza, la quale gli consentì di frequentare l’Istituto di Belle Arti di Roma. Nella capitale, Luigi Amato rimase anche dopo il conseguimento del titolo accademico, riconosciuto e stimato maestro ritrattista.

La sua fama crescente gli assicurò la commissione dei ritratti dei regnanti d’Italia, Vit­torio Emanuele III e la regina Elena, nonché di alcune eminenze fasciste, come il qua­drumviro Michele Bianchi, il generale Francesco Grazioli, il sottosegretario di Stato per l’Africa coloniale Attilio Teruzzi. Nel 1938, fu invitato dal Royal Institute di Londra ad esporre alcune sue opere nella mostra “Pastel Society”. La partecipazione a questa manifestazione gli assicurò il successo oltre i confini nazionali e, dopo il calo­roso tributo della critica internazionale, venne nominato membro dello stesso Royal Institute. Nello medesimo anno, con l’opera “La piccola calabrese” ricevette il premio “Mention Honorable” a Parigi.

Nel 1939, altra grandiosa esposizione personale tenuta a Londra, dove riscosse un notevole successo di pubblico e di critica, che gli valse la nomina a membro perpetuo dell’Accademia Nazionale Inglese e l’acquisto di alcune opere da parte della Galleria Nazionale Inglese.

Nel 1943, a Roma, re Vittorio Emanuele inaugurò una sua personale, che ebbe uno stre­pitoso successo di pubblico e di critica.

Il suo successo continuò anche nell’immediato dopoguerra, tanto che Luigi Amato fu riconosciuto unanimemente come maestro del ritratto, amante della natura, dei colori dai toni caldi e sensuali ed esteta della bellezza lirica. Morì a Roma nel 1961.

CHIMENTI Pino

Pino Chimenti (Spezzano Albanese 1952 – Catanzaro 2021) ha compiuto gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino.

Affermatosi come una delle più brillanti intelligenze nella corrente della pittura con­cettuale, è andato sempre più affinando la propria espressione artistica nella conce­zione espressiva di tipo onirico, caratterizzata dalla particolare rappresentazione gra­fica, con presenze fantastiche antropomorfe, e da una elaborata tavolozza, dove il colo­re ha il valore didascalico della tematica trattata.

La sua attività espositiva prende il via nel 1976 riscuotendo, fin dall’inizio, un continuo ed ininterrotto crescendo di successi di pubblico e di critica, in Italia e all’e­stero. Tra il 1982 e il 1984 ha partecipato agli incontri Anacapri: questioni delle arti con i maestri E. Baj, T. Scialoja e J. Tilson.

La critica nazionale ed internazionale lo annovera tra i maggiori rappresentati artisti­ci moderni e, nel 1991, Gillo Dorfles lo ha inserito tra I cento artisti italiani dell’an­no sul mensile Arte (edito da G. Mondadori, n. 224, 1991).

Ha esposto a Milano, Bologna, Napoli, Campobasso, Bari, Roma, Venezia, Ascoli Piceno, Monza, Varese, Siracusa, San Marino, Modena e molte altre città italiane, non­ché presso l’Istituto Italiano di Cultura al Cairo (Egitto), Al Museo di Belle Arti della Valletta (Malta), Kranj (Slovenia), Sharjah (Emirati Arabi) e più volte nella città di New York. Ha inoltre partecipato al Premio Internazionale “Contemporary Art Special Award” indetto dall’ONU, Unesco e Unione Europea.

L’importanza della sua opera artistica viene anche dal riconoscimento ufficiale di un suo lavoro in esposizione permanente presso la Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate, opera, questa, che è stata anche utilizzata a scopi didattici dal Servizio Biblioteche della Provincia di Varese. Molti suoi lavori sono presenti in collezioni pri­vate e in musei d’arte sia in Italia che all’estero.

“Chimenti, l’albanese della Calabria”, come lo definisce Gillo Dorfles (1993 Fuga da Kitsch City, L’Unità, 3 marzo 1993), “prosegue nell’invenzione costante di picco­li miti personali, di strane leggende, nelle quali dei personaggi – tra il surreale e il ludico, tra il grottesco e l’affabile – si trastullano in mezzo a ghirlande di forme variopin­te, di marezzature cromatiche, di sottili estroflessioni magnetiche, sempre sostenute da un minuzioso grafismo”. (G. Dorfles, “Dal segno al sogno – I frammenti dell’incante­simo, Operaprima, Monza, 1992).

Novello Ulisse, ha saputo resistere alle sirene del successo e, anziché stabilirsi in una delle capitali dell’arte, ha preferito fare ritorno nella sua Spezzano Albanese, dove ha vissuto la quotidianità linguistica e culturale che è infinita fonte della sua ispirazione.

MARTORANO Nadia

Nadia Martorano nasce a Monaco di Baviera nel 1979, dove consegue il Diploma alla Balthasar Neumann Realschule. Si trasferisce in Italia completando gli studi.

La sua passione per l’arte prende il sopravvento e da autodidatta inizia a disegnare già da piccola… l’immagine, il colore, il poter immergersi in queste atmosfere danno la dimensione della sua vita. Si cimenta con le tecniche più diverse, miste, spatola, materiche, figurativo, astratto, contemporaneo.

Addentrarci nell’arte di Nadia è un atto di sorpresa. Quello stupore innocente che ne cattura immediatamente lo sguardo… nel rendersi conto dell’uso del colore, così spontaneo, così elargito senza sprecare una pennellata. La forza è nella delicatezza nell’affrontare il luogo e il tempo che andrà a rappresentare o meglio dire a vivere in quell’armonia che la porta a intersecare la cromia che racconta. Nelle sue opere i soggetti raccontati riescono a dare allo spettatore quella serenità nel percorrere l’opera, da stagni che conducono il pensiero a profumi di terre lontane, terre incontaminate che danno quella sensazione, sicuramente nel cuore di ognuno di noi, di poter e saper custodire la nostra amata Terra

Il suo è un talento naturale, spontaneo che emerge nei suoi lavori quasi istintivo ma profondamente emotivo. La sua formazione pittorica non si basa su regole accademiche ma su una tecnica libera, autonoma in cui colpisce lo stile aperto a nuovi stimoli, intuizioni.

L’uso del colore, le sfumature di pennellate ma anche le applicazioni inserite, bastano per mettere in evidenza il tocco di mano innovativo, sicuro e deciso di Nadia Martorano. L’artista non si dedica quindi a una sola tecnica, ne sperimenta diverse spaziando dalla pittura all’uso di materiali decorativi e dal componimento figurato all’astratto..

La sua arte è quindi un viaggio condotto in mondi lontani ma anche vicini, in luminosi campi colorati o in luoghi incantanti in cui perdersi e ritrovarsi. Nei suoi dipinti è forte la carica energica trasmessa dalla pittrice, che non manca mai di accompagnare lo sguardo dell’osservatore nell’incanto della natura, una costante nelle sue opere.

Proprio per il suo essere pronta a cogliere le opportunità date da nuovi stimoli artistici, Nadia Martorano è stata molto attiva anche durante la chiusura forzata per emergenza Covid-19. L’artista infatti ha partecipato a diversi concorsi, mostre personali e collettive nazionali e internazionali.

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